Intervista a Roberto Cimberio.
Guardare il mondo con occhi nuovi è il segreto
di una start-up di 60 anni.
Intervista realizzata da Engarda Giordani e apparsa su “RotaryNOI” n. 57 – Febbraio 2017, periodico quadrimestrale del Rotary Club Orta San Giulio, di cui Engarda Giordani è Direttore Responsabile.
Roberto Cimberio. Qual è il suo modo di pensare il bene comune, di dedicarsi ad altre persone?
«Credo nell’impegno in prima persona. In azienda promuovo iniziative di altruismo, cercando di essere io stesso il tramite ed il garante per lanciare nuovi programmi di sviluppo. Quando, anni fa, abbiamo avviato il nostro primo progetto, la costruzione di una scuola in Africa, ho voluto legarmi direttamente all’iniziativa, organizzando manifestazioni benefiche ed eventi sportivi per la raccolta dei fondi. È così che ho iniziato a correre, a fare le maratone: in mente avevo il preciso obiettivo di aiutare chi ne avesse bisogno recandomi di persona in quei luoghi, per vedere quanto avevamo potuto realizzare. L’idea di “aiutare attivamente” il prossimo, però, è precedente. In giovane età, dopo le esperienze di studio in Inghilterra sono tornato in Italia per entrare nell’azienda di famiglia ed ho voluto iscrivermi all’AIDO, Associazione Italiana Donatori di Organi. Negli anni sono diventato anche donatore di midollo osseo e volontario di Croce Rossa e Protezione Civile. L’alluvione del 1998 nel cuneese, ad esempio, è stata una esperienza umana molto formativa: mi ha visto offrire supporto agli sfollati, con la ricostruzione delle abitazioni e la distribuzione dei generi di conforto, dormendo in container ed in giacigli improvvisati. Si tratta di episodi che mi hanno profondamente segnato ed hanno incentivato la volontà ad aiutare da vicino. Sono convinto che le situazioni vadano affrontate in maniera diretta ed oggi sono contento di diffondere questo messaggio di condivisione, in sintonia con i miei ideali, in giro per il mondo, in occasione delle mie trasferte lavorative. Questo è il mio modo di vedere e di pensare agli altri».
Parliamo ora di azienda: chi è Roberto Cimberio, quali sono i suoi valori professionali?
«A livello professionale credo negli ideali di un mondo migliore, nel lavoro, nell’impegno personale per “lasciare un segno” con la mia attività di imprenditore. Gesti anche piccoli, ma che possano portare benefici alle persone, alle famiglie. L’impegno nei confronti della mia azienda, delle maestranze, dei dipendenti è una componente intrinseca del mio lavoro e fa parte di me; il mio obiettivo è andare oltre, rivolgendomi anche a chi non è direttamente coinvolto nella mia attività, ma grazie ad essa può trarne beneficio. Un’azienda, infatti, per essere definita tale deve poter esprimere un significato che vada oltre il semplice profitto economico: dev’essere utile nel senso più ampio del termine, servire a qualcosa di concreto. Produrre e vendere articoli è limitativo: se l’azienda è capace di portare avanti anche una filosofia ed un modo di vita – che possono rispecchiarsi nei valori della sua dirigenza – genera ricadute positive anche sul mercato. In questo caso si potrà dire che l’azienda possieda un’anima. La mera logica del guadagno a discapito delle persone non è positiva: io credo nei profitti per le persone. In azienda promuoviamo tematiche come sport e disabilità, aiuto alle popolazioni povere ed ai territori disagiati: l’Africa, il Nepal, sono paesi cui un’azienda può rivolgersi non solo come mercati da “conquistare”, ma come popolazioni composte da persone da supportare ed aiutare a crescere. È solo in quel momento che l’azienda acquisisce un significato e che il nostro lavoro quotidiano trova un senso. Questi possono essere miei valori in ambito professionale, ed è quello che desidero portare avanti nella mia attività quotidiana».
La situazione economica attuale abbraccia ambiti sociologici e genera ricadute impensate. Che significato ha, oggi, essere imprenditore in un territorio che è sempre stato ricco ed operoso ed in cui si desidera fermamente restare? Quale significato dare alla propria attività, agli oltre 200 dipendenti che su questo territorio vivono e lavorano?
«Siamo un’azienda italiana e lo sono le nostre valvole, anche se da anni abbiamo aperto a scenari internazionali. Lavoriamo in 95 paesi del mondo, in cui esportiamo il 75% della produzione. Di italiano manteniamo le radici, la mentalità, la qualità nella ricerca e nei manufatti, ma la nostra è a tutti gli effetti un’azienda del mondo. Quotidianamente respiriamo usi e costumi internazionali, inviamo ai nostri clienti gli auguri di Natale, ma anche quelli del Capodanno Cinese, di quello islamico … perché abbiamo amici in tutto il mondo! Questo arricchisce la nostra cultura e si riversa nel nostro modo di essere, lavorare, comportarsi. Quando progettiamo e sviluppiamo i prodotti, lo facciamo tenendo presente quello che il mondo richiede; uno dei benefici che traggo dall’essere spesso in viaggio all’estero è poter ricevere uno sguardo sul mondo, avere percezione di quello che accade, di cosa si muove e di quelle che possono essere le esigenze. Il progetto SmartCim è anche frutto di questo: della volontà di rispondere a determinate problematiche, guardandole però da una diversa prospettiva».
SmartCim è appunto l’importante progetto per cui avete ottenuto il riconoscimento dalla Comunità Europea, un sistema innovativo che permette di rinnovare gli impianti termici obsoleti, non solo risparmiando, soprattutto rispettando l’ambiente. Un’intuizione nata da un’azienda che, giunta oggi alla terza generazione, non ha mai smesso di investire in Ricerca, Sviluppo, Innovazione.
«SmartCim nasce da un modo diverso di leggere le esigenze del mercato. Non ho mai amato osservare le cose dalla prospettiva tradizionale: sono una persona curiosa e appassionata e questo mi ha sempre permesso di guardare il mondo, ed anche i problemi, con occhi diversi. Il progetto SmartCim è nato perché non ho mai considerato il nostro mercato “finito”, sebbene le valvole siano prodotti maturi e consolidati. A breve l’azienda compirà 60 anni, ma l’entusiasmo e la voglia di sperimentare non mancano e SmartCim ha aperto interessanti prospettive per un mondo, ed un futuro, migliori. Nel progetto sto investendo molto anche in termini di visione e di speranza: credo possa rivelarsi un cambiamento importante sul mercato e possa portare innovazione non solo come tecnologia, anche – e soprattutto – come miglioramento dell’ambiente».
In cosa consiste il progetto SmartCim e quali sono i suoi obiettivi?
«SmartCim è un sistema di gestione degli impianti termici che si si basa sul concetto del “retrofitting”, il recupero di impianti obsoleti, per renderli qualitativamente uguali a quelli di nuova generazione. Nel mondo sono milioni gli edifici che andrebbero rinnovati perché “energivori”, troppo dispendiosi a livello energetico, con alti consumi ed elevato impatto ambientale. L’obiettivo di SmartCim è proprio recuperare e ripristinare le funzionalità di impianti energetici vecchi, che verrebbero altrimenti destinati allo smaltimento, senza intervenire in maniera invasiva ma ottimizzandone i consumi e “migliorandone l’intelligenza”. L’innovazione del progetto sta anche in questo: negli ultimi 10 anni abbiamo vissuto diverse fasi, la flessibilità e l’adattabilità hanno consentito di offrire prodotti sempre più differenti, di ampliare la gamma sul mercato. Ma oggi siamo già oltre: stiamo inventando una soluzione che il cliente ancora non ha e che non sa di volere, ma di cui ha estremamente bisogno».
Prevedere quindi le necessità, con sguardo lungimirante. La tecnologia viene in aiuto in questo?
«Si tratta solo di prendere consapevolezza: nessuno di noi sapeva di aver bisogno di smartphone e tablet quando sono entrati nel mercato, ma ad oggi sono strumenti indispensabili. Io traggo ispirazione a piene mani dal mondo digitale. Nonostante non sia un “nativo digitale”, io amo definirmi un “nativo con cuore”: la applico, con passione e curiosità, rileggendola e traducendola nella nostra lingua, quella del nostro settore e del nostro modo di vivere. Pur essendo un’azienda di 60 anni, con questo progetto stiamo vivendo momenti entusiasmanti: l’installazione del progetto pilota in una base spaziale a nord del Circolo Polare Artico è stata un’esperienza bellissima per il nostro gruppo di lavoro. Abbiamo respirato un grande entusiasmo, quello che spesso in un’azienda matura come la nostra si fatica a ritrovare poiché si lavora in maniera abitudinaria. L’entusiasmo tipico di una giovane realtà industriale: potremmo dire di essere “una startup di 60 anni”! Con la curiosità, la forza e la volontà di un’azienda appena nata, ma la conoscenza e l’esperienza di oltre mezzo secolo di storia. Mi piace pensare alla forza devastante di questo concetto».
Il futuro quindi è segnato. Un’azienda profondamente inserita nel proprio “core business”, e rivolta allo stesso tempo all’innovazione che anticipa il futuro.
«Il futuro… stiamo provando a scriverlo in prima persona. Non so se sia una bozza, una prima versione o la redazione definitiva, però il futuro io lo immagino molto differente da ciò che abbiamo. Già oggi sono molte le situazioni emozionanti e le soddisfazioni che derivano dalla nostra attività: basti pensare che i nostri prodotti vengono installati in tutto il mondo. Fornire valvole per la costruzione di edifici, abitazioni, ospedali in Africa, America, Australia significa veder riconosciuto il valore dei nostri prodotti, significa che qualcuno crede in ciò che abbiamo progettato e sviluppato in Italia. Se potessi esprimere un desiderio per il futuro sarebbe quello di riuscire a mantenere questa passione e gioia nel portare il nostro lavoro nel mondo, nell’emozionarci ogni giorno. Non possiamo sapere già ora se stiamo andando nella direzione giusta, ma stiamo andando avanti, consapevoli che in futuro potremo incontrare dei “cambi di rotta”, o che dovremo avere l’umiltà di riconoscere eventuali errori e tornare sui nostri passi. Il lavoro, infatti, è responsabilità. E quando si ha la consapevolezza di poter sbagliare, non è il risultato che conta ma il cammino che si fa e l’emozione che si prova lungo il percorso. La stessa emozione che io e la mia azienda mettiamo nel nostro lavoro, vivendo quotidianamente ogni esperienza come un’opportunità di crescita».
Roberto Cimberio
Roberto Cimberio è Amministratore Delegato di Cimberio SpA, azienda di San Maurizio d’Opaglio, leader nella produzione di valvole a sfera e componentistica. Marito e padre affettuoso, è sposato con Paola ed ha due figlie, Giorgia di 17 anni e Alessandra di 14. Iscritto all’AIDO, è anche donatore di midollo osseo, ex volontario (dopo 15 anni di servizio) di Croce Rossa e Protezione Civile. Sportivo e runner appassionato, ha partecipato alle maratone di New York e Berlino ed alle più importanti manifestazioni internazionali. Motivatore e spirito generoso, è tra gli ideatori di iniziative benefiche per lo sviluppo e l’aiuto a popolazioni disagiate, con progetti in Africa, Asia e Sud America.